In una calda giornata d’estate, un cervo assetato si avvicinò al fiume, per abbeverarsi.
Il cielo era limpido privo di nuvole e il sole rifletteva la sua luce.
Le acque del fiume erano così cristalline che il cervo mentre era chino vide sulla superficie riflettere la sua immagine come fosse uno specchio.
L’animale, vanitoso, ammirò il suo aspetto fiero e slanciato, era molto orgoglioso di se stesso.
Le corna erano lunghe, ramificate e meravigliose, si innalzavano verso l’alto, lui ne andava molto fiero.
Il suo corpo era forte e robusto, il muso allungato e delicato. Era molto bello e lui lo sapeva.
L’unica cosa che non accettava e non amava del suo aspetto erano le zampe.
Le guardava e disse tre sé “Se queste delicate e fragili zampette fossero state più forti e robuste, non avrebbero stonato con il mio fisico possente.”
Era così attento a pavoneggiarsi e non si accorse che dietro ad un cespuglio qualcuno con l’acquolina alla bocca lo stava osservando.
Un brusco rumore alle sue spalle lo fece sussultare. Un grosso leone lo guardava pronto a balzargli addosso.
Immediatamente, il cervo si allontanò dalla riva del fiume e si nascose dietro un cespuglio, ma le sue lunghe e meravigliose corna sporgevano dal fogliame e il leone riuscì a scovare la sua preda.
Il cervo, allora, si lanciò verso la pianura priva di ogni albero e cespugli.
L’animale correva molto forte, ma il leone in campo libero era molto più veloce e si avvicinava sempre di più, tanto che il cervo sentiva il suo ansimare.
Fortunatamente arrivò al bosco, e il cervo capì che se voleva salvarsi doveva correre tra gli alberi, solo in questo modo il leone avrebbe rallentato la sua corsa.
Le sue agili zampette correvano zigzagando e saltando ogni ostacolo e per un bel pezzo, il cervo riuscì a tenere a distanza il leone.
Ma ad un tratto le meravigliose corna si impigliarono tra i rami di un grosso arbusto.
Che fare? La paura s’impadronì del cervo. Il leone era sempre più vicino.
Allora il cervo, puntò sul terreno le sue esili zampe iniziò a tirare, si divincolava con tutta la sua forza, tirò così forte che riuscì a spezzare il ramo.
Corse più veloce che poté, fino a quando arrivò ad un fossato. Le sue agili zampe spiccarono un salto e in un batter baleno si ritrovò sull’altra riva.
Si fermò. Il cuore batteva forte forte. In quel momento giunse anche il leone ansimando per il troppo correre, non sarebbe mai riuscito a saltare e arrivare all’altra parte.
Il cervo era salvo, al sicuro.
Allontanandosi il cervo pensò:” Io ammiravo tanto le mie corna e disprezzavo le mie fragili zampe, ma proprio queste mi hanno salvato la vita”.
Liberamente tratto dalla favola originale dello scrittore latino Esopo (VI sec. A.c.)