Un corvo volava tranquillo tra gli alberi di un parco, lanciando il suo gracchiare: Cra, cra cra.
Quando all’improvviso la sua attenzione fu catturata da un colore bianco e giallo proveniente dal davanzale di una finestra.
Piano, piano si posò su un ramo vicino. Aguzzò la vista e si accorse che in un piatto posto sul davanzale c’era un pezzo di formaggio. Il profumo si espandeva nell’aria non c’era alcun dubbio, era proprio il formaggio che lui amava tanto.
Attese un attimo, si guardò attorno, non c’era nessuno nelle vicinanze.
Piombò sul davanzale e in gran fretta rubò quella squisitezza e volò verso il parco, si appoggiò sul ramo di un grande albero e si preparò a gustarselo in santa pace.
Il fruscio delle foglie richiamò l’attenzione di una volpe che in quel mentre passava lì sotto.
La volpe furbacchiona notò immediatamente quel magnifico pezzo di formaggio giallo, nel becco del corvo.
Subito pensò di rubarglielo, lei era affamata e non si sarebbe fatta sfuggire una prelibatezza.
Doveva escogitare un piano.
“Salire sull’albero è impensabile” si disse la volpe “io non riesco salire sul ramo e il corvo volerebbe via immediatamente. Non ho le ali. Perciò devo essere più furba di lui”.
Pensa e ti ripensa: “E’ risaputo che il corvo è un animale vanitoso, si crede il più bello tra gli uccelli, allora mi prenderò gioco di lui.” Così la volpe iniziò a mettere in atto il suo piano.
“Che bell’uccello vedo sul ramo, hai delle penne nere lucenti meravigliose. Il tuo becco è possente e le tue zampette esili ma slanciate. Tutto queste qualità fanno di te uno splendido animale. In tutto il bosco non esiste nessun animale bello come te. Se è vero, come si dice, che anche la tua voce è seducente il canto sarà certamente melodioso. Tu sei degno di essere nominato re di tutti gli uccelli.”
Il corvo confuso da tutti quei complimenti osservava la volpe.
L’astuto animale vedendo l’esitazione del corvo continuò: “Oh, splendido uccello, vorrei udire la tua voce. Canta, non vergognarti, sei un maestro del canto. Allieta la mia triste giornata con un dolce canto.”
Il corvo compiaciuto non si rese conto del tranello che gli aveva teso la volpe.
Fu allora che il corvo per dimostrare che anche la sua voce era all’altezza della sua bellezza, iniziò a gracchiare: Cra,cra,cra.
Aprì il becco e il pezzo di formaggio finì direttamente in bocca alla volpe che ai piedi dell’albero aspettava pronta ad afferrarlo.
A zampe levate l’astuto animale scappò più lontano possibile, soddisfatta del suo lavoro, ma mentre si allontanava, gridò al povero corvo: “Caro corvo sei stato imprudente, devi fare attenzione a non cedere alla vanità e a non credere alle false adulazioni.”
Liberamente tratta dalla favola originale di Esopo (VI sec. a.c.)