Cenerentola

Molto tempo fa in un grande e bellissimo palazzo viveva, con la sua figlioletta, un ricco e nobile mercante.

Il nobiluomo era rimasto vedovo e da solo si era occupato della crescita e dell’educazione della piccolina.

Egli adorava la sua bambina e le donava tutto quello che lei desiderava. Trascorrevano felici molto tempo insieme.

La bambina era diventata una bella fanciulla dolce e generosa d’animo, sempre pronta ad aiutare gli altri in modo garbato e gentile.

Il padre capiva che ormai la ragazza aveva bisogno di una madre e così decise di prendere moglie.

Il mercante sposò una donna, vedova, che aveva già due figlie: Anastasia e Genoveffa, le quali, egli sperava, sarebbero diventate compagne e sorelle della sua figliola.

Ma le cose non andarono così: la matrigna era una donna dura e fredda, invidiosa della dolcezza e bontà della figliastra, mentre le sue figlie erano sgraziate e cattive.

Un brutto giorno, il nobile mercante, a causa di una malattia, morì.

Per la figliastra incominciarono tristi giorni. La matrigna e le sorellastre le presero i suoi bei vestiti, le diedero da indossare vecchi e rattoppati abiti e la mandarono a dormire in una fredda sporca stanzetta in soffitta.

Deridendola le sorellastre le dissero” Da oggi, tu, resterai in cucina, questo è il tuo posto, lavorerai per noi e sarai la nostra serva. Quando noi ti chiamiamo tu devi correre e fare quello che ti diciamo. Serva.”

La povera ragazza si alzava prima che sorgesse il sole e sgobbava tutto il giorno, doveva pulire, lavare, stirare e cucinare, accendere il fuoco e portare l’acqua.

Per giunta le sorelle gliene facevano di tutti i colori, la schernivano e le versavano ceci e lenticchie nella cenere, sicché‚ doveva raccoglierli a uno a uno. E siccome era sempre impolverata e sporca la chiamavano Cenerentola.

La sera, quando era stanca, prima di andare a letto, Cenerentola si metteva accanto al focolare e sognava momenti di felicità e gentilezza. A farle compagnia c’erano dei simpatici topolini che avevano la tana vicino al camino.

Un bel giorno bussò alla porta il messaggero del re.

Al castello si teneva una festa, il principe era in età di matrimonio e a quella festa erano invitate tutte le ragazze nobili e tra queste il principe avrebbe scelto la sua sposa.


Anche le due sorellastre erano invitate, così chiamarono Cenerentola e dissero: “Pettinaci, spazzola le scarpe e assicura le fibbie, andiamo a ballare alla festa del re.” Cenerentola ubbidì ma piangeva, perché‚ anche lei sarebbe andata volentieri al ballo, e pregò la matrigna di accordarle il permesso. “Tu, Cenerentola,” disse questa, “non hai niente da metterti addosso, non sai ballare, vorresti che il principe scegliesse per moglie proprio te, una stracciona?” Cenerentola,

triste ed umiliata non si lasciò scoraggiare e con un filo di voce pregò la matrigna di lasciarla partecipare.

“Va bene, ma prima dovrai svolgere tutte le faccende di casa, dovrai pulire l’argenteria, lavare la scala e… ah dimenticavo il giardino è tutto in disordine ci sono tutte le foglie della grande quercia da raccogliere. Poi, dovrai trovarti un vestito, bello ed elegante. Penso che per te sia la cosa più difficile.”

Sghignazzando la matrigna si allontanò.

La fanciulla non si perse d’animo, andò nell’orto dietro casa e chiamò: “Dolci colombelle mie, e voi, tortorelle, e voi, uccellini tutti del cielo, topolini miei adorati venite e aiutatemi a svolgere al più presto tutti i lavori che mi sono stati assegnati.”

Allora dalla finestra della cucina entrarono due colombe bianche e poi le tortorelle e infine, frullando e svolazzando, entrarono tutti gli uccellini del cielo e insieme iniziarono ad aiutare Cenerentola. Svolti i lavori, la ragazza corse in soffitta e da un baule prese un vestito che era stato della sua mamma e sempre con l’aiuto delle colombe riuscì a ripulirlo e ad aggiustarlo della sua misura.

Felice si precipitò alla porta di casa dove c’erano la matrigna e le sorellastre pronte per andare alla festa.

Cenerentola era meravigliosa e la matrigna stupita diventò rossa per la rabbia mentre Anastasia e Genoveffa gridando piene d’invidia per la bellezza della sorella, iniziarono a strapparle il vestito.” Madre non puoi farla venire con noi.”

La matrigna disse: “E’ inutile tu non vieni, con quel vestito tutto strappato dovremmo vergognarci di te.” Così detto se ne andò con le sue due figlie.”

Rimasta sola, Cenerentola scappò in giardino piangendo disperata e si sedette sotto la grande quercia.

All’improvviso, una luce splendente, apparve una fata. Era la fata Smemorina, la madrina di Cenerentola.

Si avvicinò e le disse “Bambina, mia cara, asciuga le tue lacrime. Ora io sistemerò tutto e tu andrai alla festa e sarai la più bella di tutti.”

Smemorina chiamò a sé gli uccellini e ordinò di cucire un vestito d’oro e argento, dalla tasca tirò fuori delle scarpette di cristallo trapuntate di seta. In un batter d’ali Cenerentola era vestita, era così bella, sembrava una principessa.

“Vai bambina mia, affrettati la festa è già iniziata.” Disse la fata.

Cenerentola guardandola stupita aggiunse: “Perdonami, te ne sono grata per tutto questo, ma come posso arrivare al castello? Non ho una carrozza.”

“Eh, eh, eh che sciocca, hai ragione, come ho potuto dimenticare la carrozza.”

Così dicendo la fata prese una zucca e con la sua bacchetta magica, uno due tre, ecco la carrozza tutta d’oro.

Mancavano: il cocchiere e i valletti. Dove trovarli?  Guardandosi attorno vide il cane Tobia e i topolini, amici di Cenerentola. Ancora una volta la bacchetta magica s’illuminò e uno due tre, apparvero il cocchiere e i valletti.

“Forza, coraggio ora hai tutto, vai altrimenti inizieranno senza di te. Divertiti.”

Disse la fata. La carrozza cominciava a muoversi quando Smemorina aggiunse “Ricorda a mezzanotte l’incantesimo svanirà e tutto tornerà come prima!”

Cenerentola arrivò al castello, entrò nel salone delle danze e tutti si fermarono a guardare quella splendida fanciulla.

Il principe estasiato, appena la vide le venne incontro, la prese per mano e danzò tutta la sera con lei.

Le sorelle e la matrigna non la riconobbero e pensarono che fosse una principessa sconosciuta, tanto era bella nell’abito così ricco. A Cenerentola non pensarono affatto, credevano che se ne stesse a casa nel sudiciume.

 
All’improvviso, Cenerentola sentì l’orologio scoccare la mezzanotte. Non voleva lasciare il principe con cui aveva passato dei momenti meravigliosi, ma l’incantesimo stava per svanire e lei non poteva proprio rimanere. Scappò, rincorsa dal principe che non voleva proprio lasciarla andare, e per le scale perse una delle sue magnifiche scarpine di cristallo.  Cenerentola balzò nella carrozza e ritornò a casa. Appena in tempo, l’incantesimo svanì e la ragazza si trovò seduta sotto la grande quercia vestita con i suoi poveri stracci.

Tra le mani teneva una scarpetta di cristallo. Tutto era tornato come prima, tranne che la scarpetta.

La matrigna e le sorellastre rientrarono arrabbiatissime, quella ragazza aveva rovinato la festa, il principe aveva avuto occhi solo per lei.

Il principe si era innamorato della meravigliosa fanciulla e voleva sposarla, senza alcun dubbio sarebbe stata sua moglie. Ma non aveva nemmeno fatto in tempo di chiederle il nome. Come avrebbe potuto trovarla? Mentre pensava tutto questo si accorse che sulla grande scalinata c’era una scarpetta. Doveva esser della bella ragazza che nella fretta di scappare l’aveva persa.

Allora, andò dal padre, il re, “Padre mio, ho trovato la ragazza che diventerà mia moglie, ma ieri sera durante il ballo è scappata all’improvviso. Non conosco nemmeno il suo nome, ho solo questa scarpetta.”

Il re, vedendo la tristezza del figlio ordinò ad un suo messaggero di andare di casa in casa e cercare tutte le fanciulle e far provare loro la scarpetta.

Colei che avesse calzato perfettamente la calzatura sarebbe diventata la moglie del principe.

Il messaggero del re partì immediatamente e visitò tutte le case del reame, ma senza risultato, la scarpina di cristallo non calzava a nessuna fanciulla.

Giunse infine al palazzo di Cenerentola.

La matrigna con fare autorevole disse alle figlie: “Una delle due deve diventare la moglie del principe, perciò fate in modo di calzare quella scarpetta.”

E mentre Anastasia e Genoveffa litigavano strattonandosi, chi delle due dovesse essere la prescelta, bussarono al portone del palazzo.
Era il messaggero del re.

Con ogni trucco le malvage sorellastre cercarono di far entrare nei loro enormi piedoni, quella graziosa scarpetta, ma era evidente che a nessuna delle due sarebbe entrata.

L’incaricato reale scoraggiato ormai disperava di trovare la misteriosa ragazza, se ne stava andando. Giunto al portone chiese: “In casa ci sono altre ragazze?”

La matrigna rispose: “Ah no, solo una serva, ma è troppo sporca, non può farsi vedere.”

Ma egli insistette, perché ordine del re era di provare la scarpina e tutte le ragazze del regno, e quindi dovettero chiamare Cenerentola.

Ella prima si lavò ben bene le mani e il viso, poi andò e si inchinò con grande grazia davanti al messaggero del re che le porse la scarpina.

Allora ella si tolse dal piede il pesante zoccolo e l’infilò nella scarpetta: le stava a pennello!

E non solo, Cenerentola stupì tutti estraendo dalla tasca del suo grembiule l’altra identica scarpetta.

Non c’era alcun dubbio la futura sposa reale era proprio lei!

Il messaggero informò immediatamente il re.

La matrigna e le due sorellastre impallidirono dalla rabbia.

Giunse al palazzo anche il principe, riconobbe subito Cenerentola e disse:” Questa è la mia sposa.”

Il principe la fece salire sul suo cavallo e la condusse al castello.

Giorni dopo si celebrò il matrimonio. Tutti i sudditi furono invitati persino la matrigna e le sorellastre.

Cenerentola e il principe vissero felici e contenti per tutta la vita.

Liberamente tratta dalla favola originale dei fratelli Grimm (1800)

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