Una piccola famigliola di topi viveva in campagna nel granaio di una vecchia casa colonica.
La loro casetta non aveva agi, anzi d’inverno il freddo e il vento entravano da tutte le fessure delle finestre, scaldarsi era quasi impossibile.
D’estete il caldo era soffocante.
La loro vita era semplice e tranquilla. Brevi scampagnate nei campi vicini, alla ricerca dell’umile cibo: bacche, germogli e semi.
Qualche scorribanda, per sfuggire al vecchio gatto che si aggirava nei dintorni della casa, era l’unico evento che movimentava la vita dei topolini.
La mamma topolina, raccontava che avevano un cugino che abitava in città, era molto ricco e viveva in un castello, la sua vita era molto agiata ed era molto fortunato.
Un bel giorno, il ricco cugino di città andò a far visita ai parenti di campagna.
Appena arrivato il ricco topo si guardò intorno, la misera casa e la tranquillità della campagna lo rattristò.
Il cugino di campagna felice della sua venuta gli preparò un abbondante pranzetto a base di: fagioli, bacche, semi, briciole di pane, formaggio.
A quella vista, il topo cittadino storse il naso e disse:” Caro cugino io sono abituato a una vita molto agiata e a un buon cibo. Vieni in città con me, vivrai le vere comodità e assaggerai delle prelibatezze altro che formaggio.
Il topo di campagna accettò e raccolte le sue poche e umili cose e partirono.
Arrivarono in città che ormai era notte.
La città era illuminata e la notte sembrava giorno, i suoni dei clacson e il rombo delle auto creavano un frastuono assordante, il povero topo di campagna abituato al silenzio e alla quiete della sua casetta, era confuso e spaventato.
Finalmente giunsero al grande castello.
Entrarono nella lussuosa sala da pranzo e trovarono i resti di un banchetto.
Mangiarono a volontà: dolci caramelle saporiti biscotti, marmellate, cioccolatini.
Il topo di campagna stupito da tutto quel lusso iniziò girare per la stanza da pranzo, curioso di scoprire cose nuove e, proprio in un angolo intravide una trappola.
“Cominciamo male” disse il topolino.
“No, non preoccuparti, qui in città le trappole le mettono solo per prenderci in giro” rispose il ricco cugino.
All’improvvisamente sentirono i latrati dei grossi cani dei padroni di casa.
Il topolino si immobilizzò e con il cuore che batteva all’impazzata guardò il cugino.
Il topo di città, con fare tranquillo e di superiorità disse: “Non temere, i cani sono legati con grosse catene, non possono farci del male”.
Aveva appena finito di pronunciare questa frase che le porte della sala si spalancarono ed entrarono due grosse bestiacce.
I due topi fecero appena in tempo a scappare.
Il topo di campagna, una volta in salvo e lontano dai cani, guardò il cugino ricco e ansimante disse: “Caro cugino, tu avrai il lusso avrai del buon cibo, ma io preferisco la tranquillità della mia campagna e la semplicità del mio cibo”.
Raccolse le sue poche cose e tutto contento ritornò in campagna.
Liberamente tratto dalla favola originale di Esopo (VI secolo a.c.)