Era una bella giornata d’autunno, il sole era alto e splendente nel cielo e una
volpe vagava nel bosco.
Da alcune ore girava in solitudine senza trovare nessun animale e la sua
ricerca di cibo era stata vana.
Brontolii alla pancia gli ricordavano che da molto non mangiava e la fame si
faceva sentire.
Si allontanò dal bosco con la speranza di trovare lungo il sentiero o tra i
campi qualche animaletto per placare la sua fame.
Finalmente giunse sul cortile di una fattoria, il chiocciare delle galline e lo
starnazzare delle oche attirarono la sua attenzione.
La volpe con un sospiro di sollievo pensò tra sé: “Ora si mangia.” Di soppiatto
si avvicinò al pollaio pronta ad afferrare uno degli animali quando
all’improvviso la donna della fattoria uscì dalla casa con una scopa in mano
gridando:” Via di qua, crudele volpe, lascia stare i miei animali, non sono cibo
per te.”
La volpe se la diede a gambe levate, e ricominciò il suo vagabondare per i
campi.
Era tempo di vendemmia e nell’aria si sentivano i profumi dell’uva e del
mosto.
Sempre più affamata, la volpe giunse in un vigneto. Dai tralci di vite
penzolavano dei grossi grappoli d’uva, gli acini erano dolci e succosi, di un
bel colore d’orato e di un aspetto delizioso.
“Uva?” disse la volpe “meglio di niente, oggi non è stata una giornata
fortunata, mi accontenterò fino a quando non troverò di meglio.”
Si avvicinò ad un filare e alzandosi sulle zampe posteriori cercò di afferrare
un grappolo che le sembrava più basso. Ma non riuscì a raggiungerlo.
Allora si allontanò per prendere la rincorsa e riprovò. Inutile tentativo.
La volpe, spazientita, provò e riprovò molte volte senza successo.
Sembrava che i grappoli d’uva si allontanassero sempre dipiù.
Intanto intorno al filare si erano radunati tanti animaletti incuriositi e divertiti,
dall’alto di un ramo una cornacchi rideva a squarcia gola “cra, cra, cra”.
La volpe delusa e umiliata, ad alta voce disse “Questa uva è acerba, non
voglio mangiarla, ritornerò quando sarà matura.”
Piano, piano ancora affamata e con la pancia ancora vuota, si allontanò.
Liberamente tratta dalla favola originale di Esopo (VI sec.a.c)