Un giorno, era un giovedì mattino, Mapi si svegliò tutto infastidito.
Sentiva un persistente dolore in bocca, era come se avesse masticato qualche cosa di duro o che un ossicino o una spinetta si fossero conficcati nella sua gengiva.
Si stropicciò gli occhi e ancora in pigiama andò in cucina dove la mamma stava preparando la colazione per tutta la famiglia.
-Mamma, ho un gran dolore qui – disse Mapi toccandosi la guancia con la zampetta.
Mamma subito preoccupata controllò – Apri bene la bocca Mapi, fammi dare un’occhiata –
Ed in effetti il problema era ben evidente: una delle gengive di Mapi era tutta rossa ed infiammata.
-Credo proprio che tua abbia bisogno di un dentista – disse Mamma.
Un dentista? Mapi non era mai andato da un medico dei denti, in generale non gli piaceva molto andare dal dottore: il lettino bianco per le visite, il camice bianco del dottore, gli strumenti e le confezioni di medicinali lo mettevano un po’ in ansia.
Marco, dall’alto della sua esperienza dei suoi 5 anni, gli aveva assicurato che andare dal dentista non era niente di cui preoccuparsi. Una volta lui c’era stato, perché la mamma lo aveva portato a fare un controllo. Il dentista era un dottore simpatico, tutto vestito di azzurro, che lo aveva fatto sedere su una poltroncina comoda che sembrava la sala comandi di un’astronave, gli aveva fatto aprire la bocca, aveva guardato al suo interno con uno specchiettino e poi con un sorriso gli aveva detto che andava tutto bene. Alla fine, gli aveva persino regalato una palettina di legno di quelle che servivano per guardare in bocca!
Marco corse ad aprire un cassetto in camera sua e mostrò tutto orgoglioso a Mapi la sua palettina di legno.
In effetti si trattava davvero di una palettina meravigliosa, di legno semplice, con gli angoli arrotondati, su cui Marco aveva scritto il suo nome con il pennarello rosso con lettere tremolanti.
A metà mattina finalmente arrivò l’ora dell’appuntamento con il dentista.
Mamma e Marco accompagnarono Mapi. Parcheggiarono in un grande piazzale, camminarono per qualche metro e si ritrovarono di fronte ad un portone con una grande targa dorata dove c’era scritto il nome del medico con lettere eleganti.
In realtà Mapi e Marco non sapevano ancora leggere, ma la mamma lesse loro la targa scandendo bene le sillabe e indicandole con il dito indice man mano che le leggeva. Ultimamente sia Mamma che Papà facevano in quel modo ogni volta che leggevano qualcosa a Mapi o a Marco e loro due si erano lungamente interrogati sul perché.
Marco diceva che stavano cercando gi insegnare loro a leggere e che anche la maestra dell’asilo faceva allo stesso modo, Mapi sosteneva invece che leggere fosse una cosa difficile e quindi anche Mamma e Papà, e probabilmente la maestra di Marco, non erano tanto bravi e quindi leggevano lentamente e per evitare che le lettere scappassero erano costretti ad indicarle con il dito per non perdere il segno.
Probabilmente una volta erano più bravi, perché Mapi ricordava che fino a poco tempo prima leggevano speditamente, ma poi la situazione era peggiorata, forse per loro leggere era una gran fatica poverini.
I due amici non erano arrivati ad un accordo e alla fine avevano deciso di lasciar fare agli adulti quello che potevano per non affaticarli troppo, loro avrebbero aspettato pazientemente che la loro capacità di lettura fosse migliorata, magari con la pratica.
Una volta entrati nello studio dentistico, chissà perché poi lo chiamavano studio, dato che di libri per studiare non c’erano, Mapi fu accompagnato in una stanzetta tutta illuminata. Fu fatto sedere su una comoda poltroncina verde e il medico iniziò a pigiare dei bottoncini su di una pulsantiera.
La poltroncina iniziò a muoversi, i piedi di mappi si abbassarono, si tese la schiena, si alzò la testa. Era davvero sorprendente, sembrava quasi una giostra e, non fosse stato per il mal di denti, Mapi si sarebbe divertito tantissimo.
Una volta aperta la bocca, il dentista ispezionò tutti i denti con uno specchietto metallico, poi sorrise a Mapi e alla Mamma e disse – C’è un nuovo dentino che sta spuntando, ma quello che sta sopra non è ancora caduto, quindi dobbiamo toglierlo –
Cosa??? Togliere un dentino? No no no, non se ne parla neanche! Mapi era andato lì solo per ricevere la sua paletta di legno e niente di più, nessuno aveva detto che doveva togliere un dente. L’orsetto sgranò gli occhi, fece no no con la testa e cercò di alzarsi dalla poltrona astronave.
Ma il dentista fu pronto a fermarlo – non preoccuparti, non ti farò male, faremo una piccolissima punturina con dell’anestesia – e mostrò un’enorme siringa metallica. Mapi era già pronto a mordere e graffiare come solo gli orsetti lavatori sanno fare, ma il dentista continuò – prima però con questo batuffolo di cotone ti metterò un prodotto sulla gengiva che non ti farà sentire neanche un pochino di dolore quando faremo l’anestesia – e mostrò un ammiccante batuffolo di cotone sostenuto da un paletto di plastica.
Mapi non era per niente convinto, guardava a destra e a sinistra preoccupato, cercano di capire cosa ne pensavano Mamma e Marco. Mamma aveva un’espressione serena, sorrideva e teneva la zampetta a Mapi, assicurandogli che sarebbe andato tutto bene, Marco invece era seduto in un agolino dello studio e aveva un’aria terrorizzata.
No no no, Mapi non si sarebbe assolutamente fatto togliere il dentino, era disposto anche a tenersi il mal di denti, anche se effettivamente gli faceva molto male.
Stava già per dichiarare il suo intento quando il dentista aprì un cassetto e prese un involucro di carta bianco – Se sarai un bravo paziente e starai fermo fermo con la bocca bene aperta, ti regalerò una paletta di legno –
Gli occhi di Mapi brillarono attratti dal tesoro promesso. La paletta di legno, uguale a quella di Marco!
Fu senza alcuna ombra di dubbio proprio la paletta a convincere Mapi a sottoporsi a quella tortura, il dentista aveva detto che non gli avrebbe fatto alcun male no? Per cui valeva la pena tentare pur di avere la paletta.
Mapi chiuse gli occhi per non vedere cosa succedeva attorno e per non essere accecato dalla potente luce che il dottore gli puntò sulla faccia e spalancò coraggiosamente la bocca.
Sentì il batuffolo di cotone che veniva strofinato sulla gengiva, e poi più niente. Dopo pochi istanti il dottore disse – Tutto fatto Mapi, sei stato bravissimo, ti sei proprio guadagnato la tua paletta –
L’orsetto aprì un solo occhio e sbirciò. Il suo dentino troneggiava sopra il vassoio di fronte a lui. Davvero allora era tutto fatto! E davvero non aveva sentito alcun male!
Il dentista porse a Mapi la sua paletta di legno e lui la stinse orgoglioso al petto.
Era davvero felice e non appena sarebbero arrivati a casa avrebbe chiesto a Mamma di scrivergli su un foglio il suo nome con le lettere grandi; lei avrebbe scandito bene ogni lettera indicandola con il dito e lui con il pennarello avrebbe ricopiato il suo nome sulla paletta di legno.
Avrebbe usato il pennarello blu! Il suo colore preferito!
Mentre stavano per uscire dallo studio medico l’assistente del dentista li fermò e porgendogli una scatolettina di plastica disse – Hei campione, ti stavi dimenticando il dentino! Questa sera passerà la fatina dei denti! –
… ma questa è un’altra storia.
Storia di Olivia Zaraluna